accendino - itinerario in Kazakistan

Itinerario in Kazakistan. Farsi scegliere dal viaggio

Questo post vuole parlare del fatto che molto spesso non siamo noi che scegliamo una meta, ma è lei stessa a scegliere noi.

I luoghi che ho sempre sognato

Dopo quasi due anni di pianificazione, il mese scorso ho finalmente visitato uno di quei luoghi che sognavo da tempo. È stato così che ho depennato il Kazakistan dalla mia personale lista delle cose da vedere prima di morire.
In questa lista la prima ad entrarci è stata Samarcanda. Sarà perché fin da piccola ho ascoltato la canzone di Vecchioni, e mi sembrava un posto incantato e così lontano, ai confini del mondo. Poi crescendo ho visto le foto di questa città, le sue cupole, e me ne sono innamorata ancora di più.

 

Subito dopo è entrata di prepotenza Timbuktu, con le sue vie fangose e i suoi palazzi di argilla. Iniziai ad interessarmene all’università, così tanto tempo fa che non ricordo neanche in che corso la studiai.

E tra Timbuktu e Samarcanda forse avrai capito che quello che prediligo sono i nodi di scambio, dove da sempre si sono svolti traffici commerciali e incontri tra culture diverse. Questi luoghi sono stati per lungo tempo crocevia di popoli e culture, e mantengono al loro interno la scintilla di quel movimento da cui noi viaggiatori siamo affetti.
In seguito nella lista ho inserito anche le Svalbard, perché trovo che gli orsi polari (che io chiamo orsetti anche quando sono grandi 3 metri e pesano 500 kg) siano gli animali più dolci del pianeta e vederli nel loro ambiente naturale mi piacerebbe troppo, e l’Isola di Pasqua, con i suoi Moai e con la sua popolazione che si è praticamente suicidata per lo sfruttamento intensivo delle risorse dell’isola.
Due anni fa l’ultima aggiunta alla lista. Il Kazakistan.

Perché il Kazakistan?

Era una sera di maggio del 2015. Ero seduta sulla panchina di una delle tante stazioni della metro di Mosca. Unica compagna, la mia guida tutta sottolineata. A volte passava il treno, ma non lo prendevo. Era una delle ultime sere e mi ero finalmente decisa a fare un tour nelle metro della città.
Prendi il treno, scendi alla prima fermata, guardi lo spettacolo di marmi, vetri colorati e statue che c’è nella stazione e poi risali. Scendi a quella dopo, dai uno sguardo in giro, cambi linea, prendi il treno e così via.

La mia guida scritta in italiano a Mosca è stata sempre motivo di interesse per una grande fetta della popolazione.
La maggior parte delle persone che si fermavano a parlarmi erano uzbeki, seguiti poi dai russi. La prima domanda che mi ponevano era “Vieni dall’Europa?”, per loro così lontana, e quando iniziavo a dire che ero italiana la maggior parte dei loro occhi diveniva sognante.
Quella sera, dopo quasi 15 giorni della solita domanda ero un po’ stufa, o forse solo un po’ seccata, cosa che mi capita sempre negli ultimi giorni di viaggio, quando il ritorno diventa imminente.
Vicino a me si siede un ragazzo, e anche lui stessa domanda “Vieni dall’Europa?”. “Si”. “Quel libro parla di Mosca?”, e poi le solite curiosità, “Sei sola? Ti piace la città? È la prima volta che vieni qui?” Quelle domande che se viaggi in solitaria ti sentirai ripetere minimo 10 volte al giorno.
Per questo rispondevo un po’ svogliata. Il suo treno stava per arrivare, ne vedevamo le luci e ne sentivamo il rumore. Si alza in piedi, fruga velocemente nelle tasche, mi porge qualcosa “Tieni, questo è tuo” e mi mette un piccolo oggettino in mano.
Questo è per ricordarti di me e del paese da cui vengo”. E va via così.
Lui non lo ricordo proprio, non ne ricordo il viso, non ho mai saputo il suo nome. Rimasi sulla banchina ad osservare quell’accendino nero che mi aveva messo in mano, con sopra una bandiera azzurra con un’aquila dorata.
Quella fu la prima volta che vidi una bandiera del Kazakistan.
Tornata a Roma iniziai a cercare informazioni su questo stato a me sconosciuto.
Scoprii così questo paese immenso, vidi immagini delle sue sconfinate steppe, i suoi nomadi, i suoi mausolei.

E decisi di partire.

Per organizzare il viaggio ci mi vollero ben 2 anni. Tra cambiamenti nella mia vita personale e lavorativa, tra organizza tutto, vedi visto, parti per altre mete più fattibili, finalmente è arrivato quel giorno.
E diciamo che il fatto che da gennaio 2017 non bisogna più fare il visto mi ha aiutata tanto (ho parlato del visto e di come entrare in Kazakistan nell’articolo sull’Expo di Astana).

Itinerario in Kazakistan

Così guida alla mano ho deciso il mio itinerario!

  • Volo Roma Almaty con scalo ad Istanbul.
  • Almaty – 5 notti
    La mia prima tappa è stata la vecchia capitale kazaka, che mantenne questo ruolo dal 1928 al 1998. Da qui ho fatto anche una gita fuori porta di una giornata a Medeu e shymbulak, le mete sciistiche per eccellenza dello stato.
  • Treno – 1 notte
    Dopo 11 ore da Almaty si arriva a Shymkent.
  • Shymkent – 4 notti
    In due giorni ho visitato la città e negli altri due ho fatto due gite fuori porta verso Taraz e Turkestan per visitare alcuni mausolei sacri all’Islam.
  • Treno – 1 giorno e 1 notte
    Ebbene si, per arrivare ad Astana ci sono ben 24 ore di treno da Shymkent. Ho preso il treno la mattina e sono arrivata… la mattina dopo!
  • Astana – 8 notti
    Nella capitale ci sono stata un bel po’ e l’ho girata in lungo e in largo, come piace a me!
    Due giorni pieni, però, sono stati dedicati all’Expo.
  • Karaganda – 2 notti
    In 4 ore da Astana si arriva a Karaganda. Ho dedicato un giorno e mezzo alla visita della città e un giorno nella vicina Dolinka per visitare il Museo KarLag nel vecchio quartiere generale del gulag.
  • Treno – 1 notte
    Altre 12 ore in treno per me per tornare al punto di partenza.
  • Almaty – 1 notte
    Ultimo giro in città e relax alla spa.
  • Aeroporto – 1 notte
    Se in ogni viaggio non ci metto una notte in aeroporto mi sento persa.
  • Ritorno a casa.

Questo è stato il viaggio più emozionante che io abbia mai fatto, ma piano piano ti racconterò tutto! 

Lo ammetto, le immagini di Samarcanda e Timbuktu pubblicate in questo articolo sono state prese da internet. Se ho violato i diritti d’autore non uccidetemi, ma mandatemi una mail a info@stampingtheworld.com e le rimuoverò subito!

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