Expo 2015

Milano, agosto 2015
Metro linea m1 quasi vuota. Arrivo all’entrata Fiorenza alle 9.15, ben 45 minuti prima dell’apertura, e mi metto in fila. Alle 9.45 i primi zaini vengono controllati e i primi metal detector iniziano a suonare perché i mazzi di chiavi sono bravissimi a nascondersi in fondo alle tasche. Sono dentro poco prima delle 10. Mentre percorro velocemente il cavalcavia per entrare nel vivo dell’Expo, gente ammassata ai tornelli di Triulza cerca di entrare a tutti i costi, un po’ come in quei film dove gli zombie tentano di invadere la città.
Alla fine del ponte, come in un sogno, entro nel mondo onirico del

PADIGLIONE ZERO

Entro senza fare neanche un minuto di fila e mi ritrovo in una vecchia libreria. Dopo aver cercato invano di aprire i cassetti la mia attenzione viene catturata da alcune voci che provengono dall’altra stanza. Passo attraverso gli archi e mi ritrovo ad osservare il mare seduta sugli scogli. Un bambino viene a prendere il vasetto che le signore anziane avevano confezionato con tanta cura davanti ai miei occhi.

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Seguo il bambino nella sua corsa attraverso i boschi per ritrovarmi dentro un vaso. Guardo in alto e ho paura: qualcuno, molto più grande di me vuole riempire il vaso,così mi sento mancare l’aria quando vengo sommersa dalle lenticchie e tento di non bere quando mi ritrovo circondata dall’acqua. Alla fine del percorso eccomi nel cimitero degli avanzi e del cibo rimasto settimane in frigorifero e fatto scadere senza un minimo rimorso.

Mi sveglio e con pochi passi sono in Africa, precisamente in

ANGOLA

Per ripararmi dalla sottile pioggerella entro subito nel padiglione dell’Angola, dove vengo accolta da musica a tutto volume, giochi di luce e utensili di questo stato africano. Le lampade, fatte con scatole di latta e stoppini mi sono rimaste nel cuore. Si sale poi ai piani superiori dove c’è un solo re, nostra maestà olio di palma. Ci sono ricette suddivise per le varie regioni dell’Angola, tutte con l’olio di palma. Interessante qui è vedere come ci si approccia a questo discusso ingrediente dall’altra parte del mondo. Sfortunatamente, al bar, l’olio di palma non viene venduto come rimedio ad ogni male, così devo accontentarmi di un normalissimo succo di baobab, acidulo al punto giusto e con all’interno i semi, bianchi e stopposi, da succhiare come le radici di liquirizia. Vince un frigorifero chi riesce a berlo tutto.

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Andando verso il prossimo padiglione incontro la

PARATA DI FOODY

che, secondo me, non è bella neanche per chi visita Expo con dei bambini piccoli.
Passeggiando tra le risaie, arrivo allo strano padiglione dei

PAESI BASSI

Saltando tra una pozzanghera e l’altra arrivo al camioncino che prepara l’hamburger alle alghe. Spendo così il mio compenso di due lunghe e sudate ore lavorative. Tutti i posti a sedere sono occupati, e non mi è rimasto altro che sedermi su degli enormi puff dove il mio panino veniva condito dagli schizzi di fango di bambini molto vivaci che cercavano di battere il record di salto nella melma.
E come per ogni buon italiano, il pranzo non può dirsi concluso prima di aver bevuto un buon caffè…Quale scegliere? Intorno a me vedo tanti punti in cui si beve solo Illy! Meglio non bere il solito caffè che trovo anche al bar sotto casa, preferisco andare direttamente in

ETIOPIA

Una ragazza in abito tipico è seduta su un basso sgabello e mi invita a sedere intorno al tavolinetto di fronte a lei, dove, da una strana caffettiera riempie un bicchierino (di plastica) di caffè leggero, da sorseggiare mentre sgranocchio qualche pop corn, immaginando l’odore dell’incenso.

AZERBAIJAN

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Le tre sfere visibili dall’esterno e la grande caramella con i colori della bandiera del paese mi hanno portato in questo tripudio di tecnologia. Tra cuochi che cucinano fra padelle volanti, fiori che suonano se ti avvicini e mercati del futuro, questo è stato uno dei padiglioni che mi è piaciuto di più.

KAZAKHSTAN

E fu qui che iniziò l’incubo. Ben un’ora e mezza di fila, e, ad allietare gli spintoni, i vari slalom degli intelligentoni che prima avevi dietro di te e ora stanno inspiegabilmente ben 10 persone avanti a te, ci sono i kazaki che tra giacche damascate e vestiti luccicanti cantano e ballano. Peccato che mentre si è in fila, noi piccoletti, non vediamo proprio nulla se non la schiena di chi ci sta davanti, il braccio di chi ci sta di lato e la pancia di chi ci sta dietro. Entro e di corsa vengo fatta accomodare a terra per osservare la storia del Kazakhstan disegnata dalle abili mani dell’artista che modella la sabbia.
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Poi tutti di corsa, al padiglione, dove fai giusto in tempo a guardare due storioni e ad amareggiarti il palato con il latte di giumenta, e già ti trovi a volare sulla steppa a fianco di poderosi cavalli, fino ad arrivare alla capitale, Astana. Poi, baci e abbracci, in mezz’ora la visita è finita.

Mi ci vuole una bella passeggiata rilassante! Camminando tra enormi finte bancarelle di epoche passate osservo la parete “viva” del padiglione di Israele, le sculture di Piazza Italia e cerco di scorgere dall’alto del piccolissima terrazza del Sud Tirol l’albero della vita. Tra un invito ad una festa locale dove i quadri sarebbero diventati realtà e due fettuccine arrivo a rotolarmi sulle rosse sedute firmate Coca Cola. Visto che il panino di alghe è stato smaltito già da un po’, assalgo la raclette svizzera sorseggiando un bicchiere di vino.

AUSTRIA

La pioggerella ormai è un ricordo e il caldo inizia a farsi sentire, meglio rintanarsi nel bosco austriaco! Seguendo il percorso rosso e bianco che “vagamente” ricorda sia la bandiera nazionale che i segnali dei sentieri di montagna, osservo gli alberi trasformare la parola “breath” in “eat”.
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Quella in cui sono immersa è una foresta tecnologica in cui basta anche solo osservare le piante circostanti con dei binocoli per avere le informazioni che si cercano.

MAROCCO

Il re Mohammed VI ci dà il benvenuto nel suo stato, offrendoci mandorle e mandarini, gettandoci nell’oceano e facendoci asciugare nel caldo deserto. Alla fine uscirete dal padiglione con, nel naso, ancora il profumo delle rose e sperando di poter assaggiare, un giorno, il formaggio di latte di cammello.

QATAR

Dopo aver ascoltato un bel concerto di musica araba tra uomini e donne velate,mi posiziono nelle strane file del padiglione Qatar.
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Nella prima sala c’è la tipica tavola del paese, ma ormai di tipico c’è ben poco per via della forte immigrazione che subisce il paese. Dopo aver visto come si imballano e si trasportano le derrate, scendo verso l’uscita del padiglione osservando giochi di luce su una brutta copia dell’albero della vita.

ESTONIA

L’attrazione principale del padiglione sono le altalene che producono elettricità. Vedrete gente di tutte le età e tutti i tipi dondolarsi come bambini. Il padiglione è tutto di legno, e tra un pianoforte che suona da solo e qualche panca, potrete anche essere apprendere nozioni generali sulla cultura estone.

RUSSIA

Accanto all’ecosostenibile padiglione estone c’è il futuristico padiglione russo. Dopo essermi specchiata ben bene sul tetto dell’entrata del padiglione, entro, ma mi viene negata la bandierina perché è un gadget riservato solo ai più piccoli. Non nego di esserci rimasta un po’ male! In onore di Mendeleev , intorno ad un grande bancone con elementi che ricordano vagamente un laboratorio chimico, vengono distribuiti assaggi gratuiti di bevande tipiche russe, come la kvas e la vodka. Se prima sono stata considerata troppo grande per avere la bandierina, ora sembravo troppo piccola per la vodka, quindi, lo zelante barista mi ha chiesto addirittura il documento.

TURCHIA

Ah, perché, era un padiglione?

Basta girovagare per oggi. Se il pomeriggio mi sono rilassata ascoltando la musica del Qatar, ora tutti a fare festa al padiglione dell’Ecuador. Tra trenini e balletti prendo da mangiare le humita e le empanada de verde e osservo da lontano la vitalità sud americana.
Dopo cena, come un’apetta laboriosa che ha passato tutta la giornata volando di fiore in padiglione, vado ad occupare la mia cella nell’alveare luminoso del

REGNO UNITO

dove rimango a riposare nell’ambiente più psichedelico dell’Expo.
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Concludo la mia giornata con un bel dj set al non-padiglione dell’Olanda e,IMG_0746
tornando verso la stazione, do la buonanotte padiglioni che si addormentano.
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Per vedere tutte le foto della giornata cliccate qui

Per leggere il racconto del mio secondo giorno ad Expo cliccate qui

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