L’anatomia dell’irrequietezza – Bruce Chatwin

anatomia dell'irrequietezza
“Un pomeriggio dei primi anni Settanta, a Parigi, andai a far visita a Eileen Gray, architetta e designer, che a novantatré anni lavorava come niente fosse quattordici ore al giorno. Abitava in Rue Bonaparte e, nel suo salotto era appesa una carta della Patagonia, da lei dipinta a tempera.
«Ho sempre desiderato andarci» dissi. «Anch’io» fece lei. «Ci vada per me» Andai.

Questo e altri aneddoti della vita di Bruce Chatwin, scrittore e viaggiatore inglese, sono raccolti in questa opera postuma pubblicata circa 10 anni dopo la sua morte.
Sezione dopo sezione andiamo alla scoperta di storie completamente personali, conoscendo tutti i pensieri che affollavano la mente dell’autore che, come lui stesso ci racconta, “verso i trent’anni, avevo nausea degli oggetti”.
Lo vediamo cercare una risposta alla domanda che da sempre lo affligge “Perché divento irrequieto dopo un mese nello stesso posto, insopportabile dopo due? (Sono, ammetto, un caso difficile)”.
Con il passare del tempo inizia così a sviluppare l’idea di scrivere un libro sul nomadismo, dal titolo emblematico “L’anatomia nomade”. Idea che abbandonerà poco tempo dopo distruggendo quasi tutto ciò che aveva scritto definendo il libro “impubblicabile”.
Rimangono così, in questa raccolta, i pochi scritti relativi a questo progetto, racchiusi tra la sezione dei racconti di fantasia e quella delle recensioni di libri, in cui incontriamo il Chatwin giornalista.
L’anatomia dell’irrequietezza è quindi un libro da leggere per andare alla scoperta di un nuovo autore o per conoscere l’intimità di uno scrittore che già si conosce da tempo e che si vuole approfondire.

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