magris - Copertina- Infinito viaggiare

L’infinito Viaggiare – Claudio Magris

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Chi è che viaggia? L’Io del viaggiatore è poco più di uno sguardo, una forma cava in cui s’imprime lo stampo della realtà, un recipiente che si lascia colmare dalle cose, dando loro tuttalpiù […] una forma, così come un recipiente dà forma all’acqua che lo riempie.

 

Come fa il titolo di questo libro a non appassionare un viaggiatore? Appena l’ho visto in libreria ho deciso di comprarlo a scatola chiusa, senza nemmeno sapere di cosa parlasse.

Ho iniziato a sfogliarlo nella metro, anche se la mia attenzione veniva spesso catturata da orde di turisti tedeschi dal sandalo calzinato. L’Infinito viaggiare è una raccolta di brevi scritti di viaggio, ricordi e appunti che vanno dal 1981 al 2004 di questo autore a me sconosciuto.

Mi documento e scopro che Magris è un noto scrittore e germanista italiano e che un suo brano fu anche inserito tra le tracce della maturità di qualche anno fa (2013 per essere precisi). Quindi, mi cospargo il capo di cenere per la mia ignoranza su questo autore e inizio la lettura.

I racconti spaziano dalla Spagna alla Russia, dalla Baviera al Vietnam. L’autore non si concentra sulla descrizione dei luoghi, ma sulle sensazioni che prova viaggiando per quelle strade, conditi da aneddoti sulla storia, sulla cultura, e sulle persone che in quei posti ci vivono.

Il bello di questo libro è che parla di vari aspetti del viaggio, come ad esempio quello del ritorno, o di quando si visita un posto per la seconda o la terza volta, di quando lo si inizia a conoscere a fondo, quasi fosse una persona, e più volte lo si incontra più se ne comprendono le sfaccettature.

Sono proprio questi libri i miei preferiti mentre viaggio. I racconti brevi ti danno la possibilità di staccartene facilmente, per poi ricominciare senza doversi ricordare le storie precedenti. Come fossero parti a se stanti di un discorso unico, sfaccettature di un infinito viaggiare.

Si torna a casa. Molti amici mi chiedono come mai non mi stanco a viaggiare spesso e così lontano. Ci si stanca invece a casa, nella propria città e nel proprio mondo, stritolati da assilli e doveri, trafitti da mille frecce quotidiane banalmente velenose, oppressi dagli idoli della propria tribù.

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