Guida rapida (ma forse no) di Palazzo Altemps – Primo Piano

Se il pian terreno ti è piaciuto, sappi che nel Primo piano ci sono i “Must see” dell’intero museo! Oltretutto cresce anche la qualità architettonica degli interni del palazzo.

mappa primo piano Palazzo Altemps

Prima di entrare riprendi fiato nel Loggiato guardando il cortile dall’alto, poi entra nella Sala dei Bacchi, dove il bel Dioniso Versante si fronteggia con una figura tozza e boccoluta. Chi è costui, ti chiederai. E’ il faraone Amenemhet III. E che ci fa qui? Ti indica la strada verso le stanze della collezione egizia.

faraone amenemhet III

E qui apriamo una piccola parentesi. In moltissimi musei italiani ed europei c’è sempre qualche sala dedicata all’arte egizia. Vuoi o non vuoi ti becchi sempre una statua di Iside o qualche sfingetta qua e là. In realtà possiamo parlare di una vera e propria moda del gusto, detta anche egittomania. Nell’ antica Roma l’arte egizia spopolava, ne sono un chiaro esempio la Piramide Cestia e i vari obelischi sparsi per la città. Il medioevo spegne tutto, ma ecco che, nel XVIII secolo, Roma torna una grande capitale, artisti da tutto il mondo arrivano, vengono costruite opere architettoniche quali la scalinata di Trinità dei Monti e la Fontana di Trevi, vengono istituiti i musei capitolini e quelli vaticani, ed in questo clima fervente riscoppia il virus dell’egittomania. Come i pantaloni a zampa d’elefante nei duemila, l’arte egizia tira un casino, e le famiglie altolocate comprano le opere che noi oggi ritroviamo in molti musei della capitale.

Iniziamo quindi la visita alla collezione egizia del museo, dove, al centro della prima sala, il Bue Hapi fa bella mostra di se. Ma non è l’unico pezzo forte qui: guarda anche il rilievo dove tutti ballano e suonano: oltre ad aver vinto il premio simpatia del museo, è la rappresentazione del Navigium Isidis, un festone per celebrare la ripresa della navigazione dopo la pausa invernale.

Navigium Isidis

Sai che a Roma, sulle pendici del Gianicolo, c’era un santuario dedicato alle divinità siriache, con ascendenze greco-egizie? L’Osiride Chronocrator conservato nella Sala del Dio del Gianicolo viene proprio da questo santuario, così come la statua di Dioniso, che conserva, ancora oggi, sul volto tracce dell’antica doratura.
Anche nel Campo Marzio c’era un tempio dedicato ad un culto lontano, quello di Iside. I sacerdoti di questo culto erano tutti rasati e avevano una cicatrice a forma di croce sulla tempia destra. Ne potrai conoscere qualcuno nella Sala Isiaca.
E, mi raccomando, non guardare solo le opere, guardati anche intorno, e soprattutto guarda in alto: i soffitti sono meravigliosi!

Le pareti prendono colore e forma nella Sala delle Grandi Dee. Ma di chi saranno le iniziali presenti sulla porta? Del Vate nostrano: Gabriele d’Annuzio, infatti, sposò Maria Hardouin duchessa di Gallese, della famiglia Altemps. Questa stanza fu creata proprio per lui, ma nessuno sa se ci visse veramente.

Con la Sala di Serapide salutiamo la collezione egizia e, dopo aver visto la perfezione del profilo di un faraone e aver osservato un po’ perplessi la forzuta e tozza statua in maro rosa di Assuan che rappresenta o Nerone o Cesarione, sfortunato figlio di Cesare e Cleopatra, ci spingiamo verso l’Appartamento di Roberto Altemps.

Oggi la prima sala viene detta Sala Mattei perché qui sono esposte opere provenienti dall’omonima collezione direttamente da Villa Celimontana.
Se poi sei curioso di scoprire cosa c’è sotto il pavimento e osservare antiche tubature dirigiti verso la Sala della Stufa e cerca di capire il grande lavoro che gli idraulici di un tempo hanno fatto per non far morire di freddo i ricchi abitanti del palazzo.

Ora torna indietro, ripassa dal loggiato, riprendi fiato… ed entra nella parte più interessante del museo!

Si inizia dalla Sala delle prospettive dipinte dove finte finestre e finte colonne dividono scene di caccia e paesaggi e vedute. Se fai attenzione ci sono anche dei putti, in alto, che giocano fra di loro.

sala delle prospettive dipinte

Se le statue di questa sala ti sono piaciute, nella prossima rimarrai a bocca aperta!
Stai per entrare nella Sala della Piattaia, e il nome nulla ha a che vedere con le sculture: si chiama così perché è esposta tutta l’argenteria, ma non proprio esposta, diciamo che l’hanno direttamente dipinta sul muro.

Ares Ludovisi

E ora ti presento il famosissimo Ares Ludovisi! Opera dello scultore greco Skopas minore, attivo alla fine del secondo sec. a.C., pare sia stata poi restaurata addirittura da Gian Lorenzo Bernini. Seduto, con le armi poggiate a terra, e con l’elsa della spada ghignante, osserva i finti arazzi della sala che rappresentano le piaghe d’Egitto, tentando di non farsi distrarre dall’amorino che gli gira letteralmente tra i piedi.

Nella prossima sala c’è una scultura tanto bella quanto discussa. L’unica cosa certa è che è stata ritrovata nel 1887 durante i lavori della villa Ludovisi. Stiamo parlando del famoso Trono Ludovisi, un bassorilievo con scene figurate lungo i tre lati tutte riguardanti Afrodite. Sul lato lungo la nascita dal mare, e sui lati corti i due volti di Afrodite, quello sacro e quello profano. E da qui in poi è mistero.

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C’è chi dice che sia parte integrante di un tempio o di un’ edicola, di una balaustra o che sia un vero e proprio trono. C’è chi dice che risalga al 450 a.C. e che fosse parte del tempio di Venere Ericina a Locri, al tempo Magna Grecia (di conseguenza un ritrovamento antichissimo), ma c’è anche chi dice che sia un falso del 1800, viste le incongruenze stilistiche del bassorilievo. E poi ci sono gli americani, che devono sempre dire la loro. E in questo caso dicono che è autentico, ma lo dicono in maniera furbetta, considerato che c’è un altro trono il quale, chissà per quali oscuri giri del destino espositivo, è in un museo di Boston. Questo trono è talmente simile al trono Ludovisi, che pare ne condivida le stesse sorti d’identità, nel senso che se è falso uno è falso anche l’altro. Forse non scopriremo mai la provenienza esatta di questa scultura, e probabilmente è proprio questo che la rende così affascinante.

Loggiato

Ora ti aspetta una delle sale più belle di tutto il museo: il Loggiato. Un tripudio di piante affrescate, amorini che giocano e un tacchino che vi osserva sospettoso. Vai verso la fontana policroma dopo aver salutato tutti e 12 i Cesari, nella stanza affianco si sta per consumare un vero e proprio dramma.

Galata suicida

Al centro della sala, Galata sostiene con una mano la sua compagna ormai morta e con l’altra si toglie la vita usando la sua stessa spada.

E ora, con tutte queste storie ancora in testa e con queste immagini in mente puoi riposarti, e tornare all’allegria e alla vita che regnano sovrane nelle strade del Centro di Roma.

Guarda tutte le foto del Primo Piano.

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