Necropoli, tagliate e addirittura una piramide etrusca. Ecco cosa si può trovare perdendosi per i boschi di Bomarzo.
Una volta deciso di fare una visita alla, ahimè, non famosa Piramide Etrusca di Bomarzo, opto per una partenza mattutina vista l’importante distanza da Roma. Bomarzo è infatti una località in provincia di Viterbo a circa 100 Km dal centro della Capitale, nota soprattutto per il parco dei mostri.
Parto con un’imprevista mezz’ora di ritardo dovuta a lungaggini logistiche (il caffè con cornetto al bar sotto casa), imbocco presto il Grande Raccordo Anulare per poi raggiungere l’autostrada in direzione Viterbo. Raggiungo con facilità Bomarzo e, seguendo le indicazioni per Santa Cecilia, parcheggio l’auto di fronte al campo sportivo.
A questo punto occorre fare una precisazione: la segnaletica per la Piramide Etrusca di Bomarzo è completamente inesistente. Ma non preoccuparti, sono qui per svelarti come arrivare a questo piccolo tesoro del Lazio.
Come arrivare alla Piramide etrusca di Bomarzo
Dunque, avendo il campo di calcio di fronte a te, si procede sulla sinistra, superando un fabbricato dismesso e seguendo (per il momento) un’indicazione per Santa Cecilia. Ci si ritrova in un sentiero sterrato fiancheggiato da arbusti radi e bassa vegetazione, senza deviazioni e in discesa. Percorso fino in fondo (al massimo 5 minuti) si arriva ad una piazzola con un tavolo da pic-nic e una sorta di grande terrazza da cui è possibile ammirare una parte dell’Alta Valtiberina (Valle del Tevere).
Questa radura è lo snodo per raggiungere 3 importanti siti archeologici: la Necropoli di Santa Cecilia, la torre di Chia e la nostra Piramide. Attenzione però, come già detto le indicazioni per la Piramide non ci sono, vedrai dunque cartelli solo per le altre due destinazioni.
Tornando a noi, salendo poco sopra l’area pic-nic e lasciandosi il tavolo alle spalle si vede uno sterrato andare verso sinistra. Lo si segue. Altri punti panoramici nel mentre, sempre rivolti alla valle, mentre sul lato opposto vigneti e oliveti sparsi ci promettono le loro gioie annuali.
Presto si incappa in una stradina, si tiene la destra.
Camminando in un bosco via via più fitto (non troppo, niente paura) per circa un quarto d’ora troviamo un incrocio a 4 vie (inclusa quella di provenienza).
Fun fact: se osservi il terreno erboso sulla sinistra vedrai una freccia fatta di pietre (da mani ignote) che vi indica la direzione da seguire!
Infatti qui si gira a destra dove vedi una macchia bianca e rossa segnata su una giovane quercia.
Poco più avanti in questo viottolo vedrai una lapide, memoria di un cavallo e di chi gli ha voluto così bene. Merita un minuto di raccoglimento.
Proseguendo, il sentiero diviene appena più tortuoso, la discesa non sempre è dolce, ma ad ogni modo, proprio dove c’è uno squarcio di valle impossibile da ignorare, si nota una roccia forata. Si tratta di un’abitazione rupestre stimata di età trogloditica, infatti scendendo di poco è possibile varcarne la soglia e assaporare l’idea essenziale di casa/riparo dell’era preistorica.
Manca davvero poco alla meta. Si continua a scendere ancora poco, seguendo un sentiero costeggiato da pareti di roccia lavica (la zona è geologicamente vulcanica) fino a che, dal nulla, in una radura apparentemente senza pretese, si staglia questo enorme masso, un monolite muschiato, simile quasi a uno ziggurat Maya o Incaico, che si rivela essere la Piramide Etrusca.
Il mistero della piramide etrusca
Detta anche il Sasso del Predicatore, questa “costruzione” religiosa conta due rampe di scale scolpite nella roccia, una di 26 gradini e una di 9, per raggiungere l’altare principale sulla sommità. Salendoci si possono vedere un altare minore circa a metà strada e un sedile per i partecipanti alle cerimonie, anch’esso alacremente scolpito nella pietra.
Basandosi su ciò che si sa dei culti religiosi etruschi e sull’angolazione dell’altare si pensa che in questo luogo si praticassero sacrifici animali offerti agli Dei degli Inferi. Ciò è confermato ulteriormente dalla presenza di canali di scolo (per il sangue animale) che dall’altare principale discendono verso la base attraversando “grondaie” serpeggianti.
Purtroppo l’archeologia ufficiale non si è ancora occupata di questo importante sito. La scoperta stessa è molto recente, risale ai primi ’90, e l’attuazione di un percorso agibile, oltre che del disboscamento del pianoro circostante, è ancora più vicina nel tempo: iniziata nel 2008, finisce pochi anni dopo.
Non disponiamo quindi, di una spiegazione scientifica sulla datazione e sullo scopo preciso di questo luogo di culto. Alcune ipotesi si soffermano sull’aruspicina, una sorta di pratica divinatoria basata sulle interiora dell’animale sacrificato, ma niente è certo.
Dopo una sosta sulla sommità ad ammirare la valle e a tentare come un Indiana Jones in erba di svelare il mistero del Sasso del Predicatore, riscendo con solo un po’ di ipotesi in testa e la bocca piena di amarezza. Ma a rincuorarmi ci sono delle cavità nascoste che scopro con sorpresa. Si tratta di buchi grandi all’incirca quanto un pugno, visibili sulle pareti più basse della Piramide. Ci fantastico un po’, immaginando cosa potessero contenere; forse torce, strumenti atti al sacrificio animale, simboli religiosi o addirittura teschi umani!
Continuo a rifletterci perdendomi nel bosco.
Passando per la Tagliata delle Rocchette
Seguendo il sentiero da cui si è arrivati e i segnali arancioni sugli alberi, si va dritti verso la Tagliata delle Rocchette, un percorso scavato in profondità nella roccia tipico della civiltà etrusca. Se ne trovano di simili in varie parti del Lazio e della Toscana, come ad esempio quello sull’antica via Amerina.
Rimango stupito ad osservare il lavoro mastodontico di scalpelli e picconi che il popolo etrusco ci ha lasciato e che a tutt’oggi è senza spiegazione. Strade che non hanno voluto essere deviate e che sono state quindi scavate nella roccia pur di restare diritte.
Oggi è difficile capire il perché di tanta fatica, si sa solo che le Tagliate furono ritenute utili e comode anche nei secoli a venire. Una delle iscrizioni in latino (periodo dunque romano) recita infatti: Strada privata dei Domizi (famiglia nobile di Roma antica).
Arrivo nella piazzola da pic-nic trovata al mattino, ed essendo primo pomeriggio ed avendo quindi ancora qualche ora di luce a disposizione, decido di visitare anche la Necropoli di Santa Cecilia. Mi avventuro quindi nel sentiero e ancora una volta sono tra le querce, nel bosco.
Il fascino della Necropoli di Santa Cecilia
Il complesso di Santa Cecilia è costituito dalla base pavimentaria di una chiesa paleocristiana, con tanto di altare rudimentale contornato dalla forma di un abside. A terra, disseminate tutt’intorno, queste “scatole” a parallelepipedo cave solo su una faccia, dove si delinea una figura umana.
Sono sarcofagi, tombe, contenitori di defunti. Saltano subito all’occhio le dimensioni, sono piccoli, sembrano fatti per persone basse. Infatti le popolazioni della zona (antichi romani compresi) all’epoca erano bassi di statura, poco sopra il metro e cinquanta.
Rimango affascinato dall’antichità del luogo e dal misticismo che ci si respira. Ogni dettaglio sembra poter raccontare mille anni di storia, ed è proprio così che, guardandosi intorno in questa Necropoli, si comprende un po’ il passare del tempo, e il suo significato.
Piano piano pongo fine alla scampagnata nei boschi, torno alla macchina percorrendo nuovi sentieri nella luce fresca del pre-tramonto a fare da sfondo. A tratti in silenzio, a tratti riflettendo su alte questioni, la storia, la mitologia, la religione, e che strada fare per tornare indietro in tempo per gli appuntamenti serali.
Al parcheggio mi accolgono i fischi del Mister del Bomarzo juniores che osserva i suoi discepoli giocare. Tolgo un po’ di terra dalle scarpe da trekking, entro con calma in macchina e lascio che la luce della sera cali ancora una volta sui misteri etruschi e sul bosco di Bomarzo.
questa è la terra che amo, che mi manca e che mi fa sognare ogni volta che la vedo. Grazie per avermi ricordato cose che pensavo lontanissime dentro di me
Grazie mille per questo tuo bel pensiero. 🙂 Non vivi più in zona? 🙂
Che bello questo posto! Sono stata tante volte a Roma, eppure del resto del Lazio non ho visto ancora nulla, fa piacere cominciare a scoprirlo tramite i tuoi racconti. 😉
il Lazio ha veramente molto da offrire anche se ancora tanti luoghi sono poco conosciuti e poco turistici. 🙂
Ecco conoscevo Bomarzo per il parco ma non per questi luoghi insoliti. Quante cose ci sono in Italia da visitare e scoprire
Si il Parco dei mostri è l’attrazione più famosa, ma ancora una volta grattando sotto la corteccia si scopre qualcosa di interessante 🙂
Considerate le indicazioni che hai inserito nel post, sono sostanzialmente certa che senza non sarei mai in grado di trovare i punti esatti ? o meglio, io potrei provarci, Fabio si perderebbe senza alcun dubbio! Scherzi a parte, mi affascinano molto questi luoghi e non avevo idea che ne esistesse uno così vicino a Viterbo!
Nella zona si arriva anche alla Torre di Chia, è un bosco che merita davvero una visita. Seguite i consigli e vedrete che troverete la strada 🙂
Fatemi sapere! 😀
Musetto recita la lapide? Che cari i proprietari del cavallo! *_* Merita decisamente una visita ed è un peccato che non sia così valorizzato questo sito ma d’altra parte immaginandolo pieno di turisti reflexari forse è meglio così. Comunque annoto le indicazioni per arrivarci.
Visto così fra i boschi spogli, il muschio e l’atmosfera invernale è decisamente inquietante 😉
Ahahah si può essere anche spaventoso!! No, scherzo, è solo molto suggestivo! Non credo comunque che frotte di turisti più “facilotti” si avventurerebbero in queste vie poco segnalate. Almeno, spero di no! 🙂
Avevo sentito parlare di Bomarzo sempre e solo per il parco dei mostri, questa piramide è decisamente più interessante! Mi preoccupa solo un po’ riuscire ad arrivarci, mi dovrò stampare questo articolo!
Chissa quanti altri luoghi curiosi e senza spiegazione abbiamo in Italia!
Si, anche per me non è stato così semplice arrivarci. Spero di aver fornito una spiegazione esauriente sul percorso da fare. Fammi sapere! 🙂
Strano che non sia segnalata in maniera adeguata. Dopo aver visto le tue foto mi sono ricordata di aver visto un servizio in tv su questo luogo ricco di fascino e mistero.
E’ davvero una vergogna! Soprattutto per la zona dato che è ricca di siti archeologici. Comunque è davvero affascinante, sembra di tornare indietro di migliaia d’anni!
Ho appena appuntato il tutto. Questa sarà una delle prossime gite fuori porta previste tra qualche mese, con l’arrivo del bel tempo!
Grazie mille Stefy :*
Bene! Sono sicurissima che non ti perderai se seguirai l’articolo e le indicazioni! 🙂
Eccoti qui Paolo! Bravo!! Letto tutto d’un fiato 🙂 E pensare che – come ti dicevo l’altra volta – non ho mai visto la Piramide Etrusca, pur essendo andata a Bomarzo. La prossima volta non posso perdermela, soprattutto dopo aver letto la storia che hai raccontato. Alla prossima :)))
Grazie mille Roberta! 🙂 Sono contento che ti sia piaciuto. Appena fa bel tempo spendici un pomeriggio, merita 😀 Ciao, a presto!
Che bella avventura che ci hai fatto vivere. Sembrava di essere lì con te, mentre esploravi la piramide o ti aggiravi nei pressi della necropoli. grazie.
Sai che mi piace andare a fare la piccola esploratrice, vero? 🙂
A Bomarzo sono stata pochi anni fa, che posto magico! Mi piacciono le tue indicazioni così precise. E poi pensavo di sapere proprio tutto su Bomarzo, invece leggere della piramide è stata una vera sorpresa. Questo post mi tornerà utile in futuro 😉
pochi conoscono questa parte del bosco! e non è neanche troppo distante dal famoso parco dei mostri.